L’allievo chiede al maestro: “Di cosa è fatta una vittoria?” “Di tante sconfitte” – rispose il maestro.

Il tennis è una disciplina sportiva che regala grandi soddisfazioni ma è molto impegnativa sia dal punto di vista tecnico che dei risultati, difficili da raggiungere. Marianna Bonacina, istruttrice di tennis alla Pol. Preganziol, ci ricorda che scegliere il tennis significa scegliere l’allenamento continuo.

Qual è l’età giusta per cominciare a giocare a tennis?

«È molto soggettivo ma è possibile cimentarsi con pallina e racchetta già a partire dai 6 anni. Certo, non è ancora tennis, è una forma di attività ludica atta ad avvicinare e appassionare il bambino a questo meraviglioso sport. A quest’età giocano un ruolo importantissimo le abilità coordinative, che un domani diventeranno vitali per l’esecuzione dei colpi.»

Quanto conta il lavoro svolto nei primi anni?

«Iniziare bene è fondamentale, senza bruciare le tappe evolutive. Adotto la politica dello step by step, una cosa alla volta, perché ogni novità ha bisogno di essere sperimentata, provata e incamerata. Si tratta di consapevolezza, non di immediatezza: su questo sono puntigliosa, è necessario lavorare con costanza e senza fretta perché l’allievo arrivi a riconoscere come proprio e con sicurezza ogni singolo colpo.»

Si può iniziare da subito a prendere parte a qualche torneo?

«Oggi, a differenza di 30 ani fa, i tornei sono organizzati anche per le primissime fasce d’età. Un bimbo di 6 anni può già mettersi in competizione giocando con altri bambini, in un mini campo, con una mini rete, mini racchetta e palline depressurizzate. L’obiettivo è di far vivere prima possibile l’emozione di essere in partita. C’è però anche l’altra faccia della medaglia: qualche partita la si può vincere ma sicuramente qualche altra la si perde. Bisogna stare perciò molto attenti a non scoraggiare l’allievo che rischia di abbandonare la pratica sportiva.»

Quali sono le maggiori difficoltà che gli allievi devono fronteggiare?

«Provate ad immaginare un bambino alle prime armi con il tennis: all’interno di un campo, da solo, contro uno sconosciuto che il più delle volte è più forte! Deve giocare, tenere i punti, stare calmo, pensare allo schema di gioco, correre ovunque per portarsi a casa il punto e reagire in caso di sconfitta. Come fa un bambino di 7, 8 o 9 anni a fare tutto questo? Noi istruttori, assieme ai genitori, dobbiamo avere sempre ben chiara questa serie di problematiche.»

Ma, in sostanza, quanto ci vuole per formare un atleta capace di difendersi in campo e vincere?

«A mio avviso, almeno 10 anni. Sono 10 anni di formazione e maturazione, di allenamento sia fisico che mentale, di successi ma soprattutto di sconfitte. È grazie alla sconfitta che capiamo su cosa dobbiamo lavorare e lavorandoci su, cresciamo. Io stessa non sono riuscita da atleta a ottenere i risultati che speravo. Ma la grande passione è rimasta, sono diventata istruttrice e mi auguro che a raggiungere i risultati che sognavo da giovane, siano le/gli allievi/e che alleno!.»

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